Tratto dal romanzo di Marco Presta
Adattamento e regia di Massimo Maraviglia
Con Giancarlo Cosentino,
Cristina Aubry e Mario Migliaccio
SINOSSI
È la storia di un ex falegname, un “vecchiaccio” maniaco ladro di penne che, prima di chiudere bottega, decide di lasciare la sua arte e i suoi attrezzi a un giovane apprendista. Pur di imparare un mestiere, il ragazzo sopporta le piccole angherie di Vecchiaccio e soprattutto i suoi incresciosi soliloqui, che quasi sempre hanno come protagonista Armando il Pizzicagnolo, “l’oracolo dello stracchino”. Armando, “anziano pazzo e disadattato” (così lo definisce Vecchiaccio), è di fatto il suo alter-ego ed unico amico e architetta un piano piuttosto bislacco:cercare due giovani a suo avviso tra loro compatibili e adatti a una storia d’amore quasi d’altri tempi.
Così, nel racconto di Vecchiaccio, vediamo Armando girovagare per negozi, strade, bar, fino a quando intercetta i due soggetti adatti al piano: Giacomo e Chiara, due ragazzi come milioni al mondo, lei commessa di profumeria, lui giovane disoccupato. Come uno scaltro (e improbabile) agente segreto, Armando spende tempo e risparmi a organizzare tutti i passaggi necessari per far sì che i due giovani s’incontrino e proseguano insieme. Il tutto con la complicità del Vecchiaccio .
Al racconto principale s’intrecciano altri due piani di narrazione: i disperati tentativi di Vecchiaccio per conquistare la procace portinaia e le pericolose incursioni salutiste della figlia Anna.
Come in ogni storia che si rispetti, ciò che accade diviene il pretesto per raccontare d’altro. Vecchiaccio parla di una vecchiaia che non rinsecchisce e che a dispetto di tutti i conti da fare con i malanni, coi desideri mancati, i matrimoni falliti, gli amori negati, il fracasso insopportabile della vita stessa, conserva e accarezza le cose importanti e con esse si accompagna, tra un rimbrotto, uno scherzo di cattivo gusto, un ricordo ridicolo, un gesto affettuoso, fino alle soglie del gran finale.